Storie di normalità #4
Patrycja, Dora e Pepe.
storie di normalitA’ #4
DOBBIAMO TORNARE AD APPREZZARE LE PICCOLE COSE E VIVERE CON PIÙ LEGGEREZZA…”
queste sono le parole che ha pronunciato Patrycja all’inizio della nostra chiacchierata. Parlavamo del più e del meno, abbiamo iniziato parlando di Pepe, il suo dolcissimo cane, che ha davvero vissuto una lunga serie di peripezie prima di tornare a illuminare le giornate in casa di Patrycja e Dora, sua mamma.
Passeggiate, giornate di sole, le cose semplici della vita di ognuno: le cose più normali, che prese con la giusta filosofia e attenzione, diventano momenti belli, da godersi e gustare.
Una pausa con una tazza di tè fumante in mano, giocare con Pepe al parco, camminare lungo il fiume la domenica. Sono queste le cose che contano per Patrycja, le cose normali che la fanno star bene… la piccola grande quotidianità che vivono lei, sua mamma e il piccolo Pepe.
Patrycja è una donna alta, bella, con tratti fini e un animo gentile: un po’ timida all’inizio, dalla sua voce traspare un po’ di diffidenza iniziale. Polacca, 34 anni, in Italia da quando ne aveva 14. Ha la voce di chi ha visto tanto, la voce di una donna fragile fuori, ma forte nell’anima.
“Mia mamma, Dora per gli amici, è del 62. Viviamo insieme in Italia, ma non siamo da sole qui, ci sono anche mia cugina e sua figlia. Mia cugina si è trasferita a Torino e poi anche noi, ormai da 15 anni, forse di più…”
– Il suo viso si addolcisce, nel momento in cui inizia a parlarmi del suo adorato Pepe –
“da novembre abbiamo preso cagnolino, a cui avevo già fatto da dog sitter tempo fa’… io amo gli animali. Il suo padrone non poteva più tenerlo, così lo abbiamo preso noi ”
– continua con un grande sorriso espressivo –
“Pepe – fa troppo ridere, io lo guardo e rido tantissimo! È quasi perfetto, gioca da solo, in compagnia, con altri cani, è molto coccolone. Sai mia mamma ha passato un periodo difficile e lui le ha cambiato la vita! Pepe è come un fratellino per me, è molto vitale e rallegra le nostre giornate!”
Patrycja prosegue, camminando e raccontando, in quella che è la nostra passeggiata insieme sotto casa, dove portano il cane a spasso.
“È stato male, era diventato apatico, senza vita, non riuscivamo a capire, poi abbiamo capito finalmente, dopo aver girato mille veterinari. Mamma lo ha portato a vedere una delle ultime volte e gli hanno messo il collare elisabettiano. Non sai quante notti insonni a farlo bere e ad evitare che si grattasse… finalmente ora sta meglio! Ha recuperato la sua energia e vitalità, è stra coccolato, si fa sempre nuovi amici al parchetto!”
Le chiedo qualcosa in più su di lei… mi piace conoscere le persone che fotografo!
“Con mamma ho un ottimo rapporto. Io mi sono trasferita qui da ragazzina, ho troncato i rapporti che avevo in Polonia e ho ricominciato la mia nuova vita qui. Ho delle amiche storiche con cui vado d’accordo, in tutto il mondo, non solo a Torino. Mi piace considerarmi cittadina del mondo, per avere confronto… conoscere altri paesi. Qui ho pochi amici polacchi, ma tantissimi amici stranieri, di tutte le nazionalità. Poi qui ho fatto esperienze diverse… traduttrice, interior designer, adesso sono scenografa… non so cosa mi riserverà il futuro”.
– Vedo in lei una donna creativa, in piena crescita professionale e personale: una donna che sta scoprendo sé stessa, la consapevolezza di sé.
“Siamo donne diverse, ma entrambe molto forti, come tutte le donne della mia famiglia in realtà! Normalmente a casa cucino, a lei non piace troppo cucinare, un po’ si adatta.
Mia mamma è molto religiosa. A Natale, alla Vigilia, lei prepara i nostri piatti tipici. In Polonia si fanno 12 portate, noi facciamo ogni volta il barszcz e i pierogi, poi solo le nostre pietanze preferite, anche perchè siamo in due + Pepe!”
Concludiamo la nostra chiacchierata parlando di fotografia:
“Io faccio le foto, ho fatto anche una mia mostra di recente, vorrei tornare al metodo analogico e avere un rapporto fisico con la carta, in camera oscura… io sono una persona molto visiva. Mi piace conservare i miei ricordi, averli lì, a portata di mano quando voglio riprenderli.”