Storie di normalità #7 / tre sorelle
Francesca, Monica e Anna con la mamma.
storie di normalitA’ #7
Di recente ho fatto un servizio fotografico ritratto che mi ha dato tantissime soddisfazioni, come fotografa oltre che a livello umano. E ho capito che incontrarsi tutte insieme è una cosa straordinaria, quanto normale.
Lascio alle bellissime parole di Francesca Ghiotti Faravelli di trasmettere emozione e assaporare l’esperienza di shooting ritratto con me:
“A Natale dello scorso anno ho ricevuto un regalo: una fotografia di famiglia fatta da una fotografa.
Me insieme a mia mamma e alle mie sorelle. Mah… ho pensato, a cosa serve una fotografa che tanto siamo tutti pieni di cellulari, macchine fotografiche ecc… ? e per di più non vengo mai bene in foto, non mi riconosco veramente.
Per mia fortuna c’era tempo per organizzare e dovendo essere in 5 disponibili non c’era da preoccuparsi troppo, non era facile trovare la data e non si sarebbe fatto niente. Passa l’inverno passa l’estate.
Poi una settimana fa, colta quasi alla sprovvista, mi sono trovata con una data e un luogo di ritrovo…intrappolata!
Così stamattina, senza voglia e senza parrucchiere sono andata all’appuntamento.
Due ore di set fotografico leggero, piacevole, casalingo, tra risate e caffè con una fotografa simpatica e sorridente, una ragazza di Bratislava, Jana Sebestova , che ha fatto della fotografia una forma d’arte non solo fotografica, anche un po’ zen perché durante il set ti dimentichi di tutto come nella meditazione.
E per la prima volta ci siamo ritrovate noi tre sorelle con la mamma a fare solo la stupidissima cosa di inventare pose ed espressioni buffe. Per la prima volta un tempo magico quasi di gioco tutte insieme. Jana era in sintonia, per nulla formale, come un’amica tra noi.
Mi ero fatta scudo di un pregiudizio e per fortuna sono caduta in trappola. Ora sono qui a ripensare a questa mattina e a domandarmi quali altri pregiudizi mi rubano momenti magici.
E intanto provo gratitudine per Anna, Monica e mamma e Jana, perché tra l’altro le foto che ho visto erano bellissime e no, così con un cellulare non sarebbero venute affatto.”