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A proposito di selfie.

 

Pensieri liberi…

Ho sempre pensato che i selfies fossero una cosa da giovani.

Pensavo: “Fai selfie (nei tempi antichi chiamatosi autoritratto) perchè non sai chi sei, non sai come affrontare il mondo e i tuoi mali interiori e speri che nelle immagini di te trovi la risposta”. Anche io, da brava studentessa adolescente di fotografia, ai miei tempi ne ho fatti (una volta ho anche bruciato i negativi per ottenere l’effetto desiderato).

Crescendo, i vari filtri, acquisiti dalla società e dall’ambiente circostante, hanno iniziato a prendere sopravvento nella mia opinione sull’autoritratto (chiamatosi selfie ai tempi odierni). Mi sono convinta che farsi i selfie è pura espressione di vanità e superbia da un lato, di insicurezza dall’altro.

Così, ovviamente 🤓, non considerandomi né vanitosa né superba né insicura ho smesso di farli completamente e, se per caso mi è capitato, l’ho nascosto nei meandri dei bit, perchè se qualcuno lo scoprisse… che vergogna!

Oggi, domenica di Pasqua in mezzo ad una quarantena, seduta alla mia scrivania, ho preso il telefono per vedere l’effetto della luce che arrivava dalla finestra sul viso. Ed eccomi a peccare contro i miei “principi”. Ho iniziato a scattare cercando “il mio lato migliore”, la luce più bella. Mi sono divertita un sacco. E mi rendo conto che il selfie è sempre catartico se l’ho abbracci in senso giusto, aiuta anche in età adulta a conoscere qualcosa di nuovo su di te. Ti  mostra quello che allo specchio non vedi perchè non lo vuoi vedere.

Condividere me stessa è sempre un passo fuori dalla mia zona di comfort. Un certo pudore per non sembrare vanitosa è rimasto. Ma oggi mi dico: “Chi se ne frega, l’occhio da sedicenne lo vedo ancora!”

collage of selfies in blue

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